Pietro Paolo Mennea nasce il 28 giugno del 1952 a Barletta, da una famiglia di umili origini. Si racconta che sfidò in velocità una Porsche e un’Alfa Romeo 1750 a piedi, sui 50 metri, battendole entrambe e guadagnando le 500 lire per pagarsi un biglietto d’ingresso al cinema o un panino. Iniziò la sua carriera di atleta da marciatore, ma la passione per la marcia durò pochi giorni, per lasciare spazio alla velocità. Già dalle gare scolastiche, i cosiddetti giochi studenteschi, dimostra grandi capacità atletiche.
Tutti lo ricordano principalmente per una gara. Pietro Mennea, campione immenso, quella notte del 1979 a Città del Messico resta nella storia dello sport, un record del mondo durato una vita. Corre in altitudine di 2000 metri
19’’72’’’: quattro cifre scolpite nella storia. Questo è infatti il suo record mondiale nei 200 metri piani, che fu battuto solo da uno straordinario Michael Johnson prima e ritoccato dal fenomenale Usain Bolt dopo. Dal 1979 al 1996, 17 anni per entrare nel mito e per essere, ancora ad oggi, il primato europeo. Poi c’è da tramandare ai posteri l’oro alle Olimpiadi di Mosca nel 1980, caratterizzate dal boicottaggio degli Stati Uniti: Mennea salì sull’Olimpo con una rimonta orgogliosa su Allan Wells, bruciato negli ultimi metri. Una vittoria sigillata da 2 centesimi con falcate imperiose, un Mennea rapace orgoglioso, che divorò la pista nello sprint finale.
Nessuno avrebbe scommesso in una sua vittoria dopo l’uscita della curva, entra in rettilineo in pratica all’ultimo posto, e invece lui dimostra di avere una tenacia incredibile e di sopportare lo sforzo senza concedersi tregue. Recupera gli avversari a uno a uno. Il telecronista italiano Paolo Rosi grida con la voce commossa: “….recupera ….recupera ….recupera ….recupera ….recupera ….HA VINTO! ….HA VINTO! …. Pietro Mennea ha compiuto un’impresa straordinaria….”. La rimonta di Mennea fu più veloce della sua telecronaca. Una famosa frase del campione dice: “La fatica non è mai sprecata, soffri ma sogni” e cosi fu, un sogno diventato realtà. Quando si è motivati, non esiste sacrificio che non si possa affrontare e lui ne è l’esempio. L’ex-atleta Livio Berruti lo ha definito un “asceta dello sport” e un “inno alla resistenza, alla tenacia e alla sofferenza”. Mito che non alzava solo il dito in alto, ma sapeva anche inchinarsi in segno di gratitudine e umiltà. Lui dice:
Nello sport gli obiettivi importanti non possono essere tanti e in fila l’uno con l’altro. Bisogna scegliere ed io avevo scelto il Messico.
Primo uomo a conquistare quattro finali olimpiche consecutive (da Monaco ’72 a Los Angeles ’84), oltre ad altri due bronzi. Primo atleta nella storia a riuscire in tale impresa. Le sue progressioni micidiali e le sue rimonte quasi miracolose resteranno impresse nella memoria e nel cuore degli sportivi.
Per quanto riguarda i 100 m non erano la sua disciplina preferita, pur regalandogli diverse soddisfazioni, soprattutto a livello europeo con un eccezionale 10.01, che fu a lungo record europeo, ancora oggi record italiano. L’atleta di Barletta soprannominato “la freccia del sud” si caratterizzava per una partenza dai blocchi piuttosto lenta, che tuttavia rappresentava il prologo a un’accelerazione progressiva ma efficace, che lo portava a velocità di punta sconosciute agli altri avversari. Mennea fu vincente sia nella vita sia nello sport: oltre ad essere Atleta poliedrico, poiché disputò varie distanze tra cui anche i 400 fu mente attiva, si laureò in Scienze Politiche, Giurisprudenza, Lettere e Scienze dell’Educazione Motoria. Questo grande sportivo, un mito per tutti i giovani, ha ricevuto tantissimi riconoscimenti. La sua seconda casa era la pista d’atletica.
Si allenava tutti i giorni dell’anno, anche sotto le feste natalizie e pasquali. L’atletica era la sua vocazione, il terreno su cui aveva scelto di spremere se stesso, come disse lui in una delle tante biografie: “da quando non contavo nulla a quando una gara era diventata un esame”. Tre volte campione italiano nei cento metri e undici volte campione italiano nei duecento metri, Mennea ha avuto l’onore, nel marzo del 2012, di vedersi dedicata una stazione della metropolitana di Londra, in occasione delle iniziative collegate con i Giochi Olimpici londinesi. Ai Mondiali di atletica di Mosca, in programma dal 10 al 18 agosto, gli azzurri indosseranno divise con le iniziali di Mennea. L’ha deciso il Consiglio federale della FIDAL, che ha approvato per acclamazione la proposta dei rappresentanti degli atleti Francesco Pignata e Alessandro Talotti di apporre sulle divise le lettere «PM». L’edizione Golden gala 2013 sarà dedicata a lui. “È stata una decisione scontata, che mi è venuta in mente subito dopo la morte di Mennea”, ha detto Alfio Giomi, presidente della FIDAL.
Vanta 528 gare per 52 presenze in Nazionale, 2 record mondiali, 8 europei e 33 italiani.
Muore il 21 marzo 2013 all’insaputa di tutti all’ospedale di Roma a causa di una malattia incurabile.
Addio leggenda. Hai segnato il destino sportivo della nostra nazione, ma anche del mondo.