Vacatio quirinalis, nomen factum non est

Il 2015 si è aperto con una grande novità istituzionale, infatti l’ormai ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in data 14 gennaio ha presentato le sue dimissioni. Il capo dello Stato non ha assecondato le richieste del Presidente del consiglio, Matteo Renzi, il quale gli aveva chiesto di rimanere in carica fino al prossimo giugno. Napolitano ha infatti affermato che la sua età non gli permetteva più di svolgere quel ruolo come avrebbe desiderato e che ha bisogno di godersi un po’ la sua casa e questi suoi ultimi anni in serenità. Così dopo 9 anni di mandato presidenziale, infatti per la prima volta nella storia del nostro Paese un presidente era stato rieletto, ha lasciato il Quirinale ed ora parteciperà alle elezioni del nuovo presidente in qualità di senatore a vita.

Si è così aperto un periodo di vacatio e il ruolo di Presidente è attualmente ricoperto dal Presidente del Senato, Pietro Grasso, il quale risulta essere uno tra i nomi favoriti nella rosa di quelli che son stati fatti in questi giorni per una eventuale elezione. Le camere si riuniranno, in seduta comune, la prima volta il 29 gennaio e avrà luogo la prima votazione a scrutinio segreto. Poiché per i primi tre scrutini è richiesta una maggioranza qualificata dei 2/3, molto difficilmente riusciremo ad avere un nuovo Presidente della Repubblica in tempi brevi, dato il grande disaccordo che regna nel nostro Parlamento.

I partiti stanno cercando di far emergere una lista di nomi, per evitare un’eccessiva dispersione dei voti, ma nessun risultato può esser previsto, dal momento che, coperti dal voto segreto, già in passato son risultati esser piuttosto numerosi i cosiddetti “franchi tiratori” (ovvero coloro che votano un esponente differente rispetto alla linea del loro gruppo parlamentare di appartenenza).

Gli unici requisiti che stabilisce la Costituzione riguardano: l’età minima di 50 anni e il pieno possesso dei diritti civili e politici, pertanto qualsiasi altra componente è a discrezione dei deputati, dei senatori e dei rappresentanti delle regioni che prendon parte alle elezioni. Tutti ci auguriamo che il nome del nuovo eletto possa essere il frutto di un accordo politico e non di una sopraffazione, affinché sia pienamente capace di garantire la Costituzione e di rappresentare lo Stato in un periodo molto complesso, qual è quello che l’Italia si trova a vivere.

“Giorgio Napolitano ha saputo rappresentare al meglio il nostro Paese ed ha saputo gestire momenti di profonda crisi sia sociale che economica, giungendo anche alla formazione di un “governo tecnico”, con a capo il premier Monti, proprio per far fronte alla spaccatura politica e alla situazione di emergenza in cui l’Italia si è trovata (…) Un grande personalità che ha guidato lo Stato.”, queste le parole di elogio nei confronti del senatore a vita da parte di Matteo Renzi, il quale però non sembra esser molto ben disposto ad una collaborazione politica per le prossime elezioni.

Non ci resta altro che attendere il 29 gennaio e scoprire come andranno a distribuirsi i voti della prima seduta delle camere, con la speranza che il prossimo capo dello Stato sia altrettanto imparziale e dedito al bene dello Stato.

Angeli senza colpe

Ogni giorno aprendo qualsiasi quotidiano oppure ascoltando uno dei tanti notiziari disponibili sulle nostre reti non possiamo far altro che leggere ed udire di nuove violenze: da parte di un marito geloso sulla propria moglie, di uno zio sulla nipote, delle maestre sui loro piccoli alunni e la lista potrebbe essere interminabile. Le riflessioni potrebbero essere le più disparate, ma alla luce della recente cronaca, relativa al ritrovamento del piccolo Loris, ucciso a soli 8 anni, ritengo sia importante soffermare la nostra attenzione proprio sulla violenza che vede coinvolti piccoli angeli, per i quali le ali della vita vengono tarpate per sempre.

Lo scorso 4 Settembre l’UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia) ha presentato il rapporto “Hidden in plain sight”, ossia “Nascosto sotto gli occhi di tutti”, la più ampia raccolta di dati mai realizzata sulla violenza sui bambini, composta con statistiche provenienti da 190 paesi.”Hidden in Plain Sight” sottolinea lo sconcertante aumento dei casi di abusi fisici, sessuali e psicologici, e mette in luce comportamenti che perpetuano e giustificano la violenza, tenendola nascosta, ma sotto gli occhi di tutti ovunque nel mondo.

Così come ad esser sotto gli occhi di tutti, sono le numerose bare bianche che ovunque avanzano, in un silenzio interrotto dalle lacrime e dalla rabbia, verso l’oblio. Quale definizione migliore per un luogo che di certo non dovrebbe ospitare piccoli corpi che non potranno mai più realizzare i loro sogni? Il rapporto UNICEF documenta le violenze anche nei luoghi in cui i bambini dovrebbero maggiormente sentirsi al sicuro: nelle proprie comunità, a scuola, a casa. Anzi, proprio questi sono i luoghi in cui i bambini risultano essere maggiormente esposti al rischio di violenze.

A livello globale, un quinto degli omicidi ha come vittima un bambino o un ragazzo sotto i 20 anni. Nel 2014, sono stati assassinati circa 90.000 tra bambini e giovanissimi. Ad aggiudicarsi il trofeo in questa triste graduatoria è la Nigeria, la quale riporta il più alto numero di omicidi di bambini: 13000 l’anno. Il dato è raccapricciante, sconcertante, allarmante, eppure è quasi del tutto sconosciuto e quasi mai son state organizzate delle campagne informative con lo scopo di far emergere questa vergogna.

A questo punto si potrebbe pensare che la violenza, così come gli omicidi che colpiscono i bambini siano una questione che riguarda popoli che non hanno grandi risorse e una scarsa istruzione, ma tra i paesi ad alto reddito ci sono gli Stati Uniti a registrare il più elevato tasso di omicidi sui giovanissimi. Pertanto è facile comprendere come questo sia un problema che colpisce tutti i paesi del mondo e che continua a rimanere “Nascosto sotto gli occhi di tutti”.

Naturalmente l’omicidio è il culmine della violenza, il suo volto peggiore. Quest’ultima può manifestarsi sotto tante forme diverse, tutte gravi ed ugualmente dannose per coloro che ne sono vittima. Nel mondo, oltre un terzo degli studenti tra 13 e 15 anni di età è sistematicamente vittima del bullismo. Circa un terzo degli studenti tra gli 11 e i 15 anni, in Europa e in Nord America, ha dichiarato di avere commesso atti di bullismo. In Lettonia e Romania, questa percentuale sale al 60%.

Circa il 17% dei bambini, in 58 Stati presi in esame, risultano soggetti a forme severe di punizione fisica come percosse dure e ripetute sulla testa, sulle orecchie o in faccia. A livello globale, tre adulti su dieci ritengono che le punizioni corporali siano giustificabili, nell’educazione di un bambino. L’UNICEF propone alcune strategie per far sì che la società nel suo complesso, dalle famiglie ai governi, prevenga e riduca la violenza sui bambini. Tali strategie prevedono un maggiore sostegno ai genitori per dare ai bambini le opportune competenze comportamentali, modificare gli atteggiamenti sociali nei confronti della violenza, rafforzare i sistemi giudiziari, penali e sociali, far conoscere i costi umani e socioeconomici della violenza, al fine di cambiare gli atteggiamenti e le normative.

Come evidenzia il rapporto, la violenza sui bambini ha conseguenze durature, che spesso si ripercuotono nelle generazioni successive. I bambini maltrattati hanno inoltre maggiori probabilità di non trovare lavoro, vivere in povertà e diventare, a loro volta, violenti. Questi sono fatti che molto spesso nessun governo, nessun genitore e nessuna istituzione vuole vedere, perché fanno emergere il lato peggiore di qualsiasi paese e costringono a fare i conti con la realtà, ma ogni bambino ha diritto ad avere un’infanzia sicura e protetta e la violenza sui bambini non dovrebbe più essere considerata parte integrante della società.

Ormai anche noi ci siamo abituati a leggere e ad ascoltare di bambini vittime di abusi sessuali, di atti di bullismo e di omicidi e molte volte queste notizie, seppur ci colpiscano profondamente, non ci lasciano sconvolti e scioccati come dovrebbero. Per risolvere ciò iniziamo ad indignarci e facciamo sì che sian veramente “sotto gli occhi di tutti”. #risolveresipuò

Io muoio di fame e tu..?

Ma sarà vero che ogni giorno migliaia di uomini, donne e bambini muoiono di fame in tutto il mondo ? No, poiché i paesi colpiti da queste carestie sono i cosiddetti “paesi sottosviluppati”o “paesi del terzo mondo”: Africa, America Latina e molte zone dell’Asia sud orientale (basti pensare all’India). Alcuni di questi Paesi possiedono delle risorse minerarie enormi, possiamo citare a titolo esemplificativo i grandi giacimenti petroliferi della Nigeria, eppure queste non permettono ai loro abitanti di vivere in condizioni decorose. In Africa il 60% della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno e i miseri investimenti fatti da parte dei governi del posto per migliorare le condizioni igienico-sanitarie, non fanno altro che peggiorare una situazione che già di per sé è gravissima.

La crisi economica mondiale ha ulteriormente peggiorato la situazione, facendo nascere i “nuovi poveri”, persone che prima godevano di un tenore di vita medio ed ora si trovano a vivere ai limiti della sussistenza. Ecco allora che ci si inizia a render conto che quelli che per anni sono apparsi problemi lontani, dall’altra parte del mondo, problemi con cui l’Italia e con lei i paesi sviluppati non si trovavano a far fronte dal tempo della Seconda Guerra Mondiale, possono essere molto vicini e colpire chi ci sta più vicino.

Nel corso del tempo le nazioni con un maggiore PIL hanno lanciato tante campagne di raccolta fondi per sanare i problemi che affliggono i paesi del terzo mondo, ma la malnutrizione, o peggio ancora, l’assenza di nutrizione sono dei problemi mai stati risolti. Ma ad oggi queste campagne, oltre ad aiutare i paesi sottosviluppati, dovrebbero aiutare anche quelli sviluppati, che giorno dopo giorno vedono aumentare i loro “nuovi poveri”.

C’è bisogno di curare i mali del proprio paese prima di intervenire altrove. Questo è il motivo per cui nascono le giornate di “colletta alimentare”, dove migliaia di volontari in tutti i supermercati d’Italia invitano i clienti a mettere in un sacchetto qualche prodotto da destinare a chi è meno fortunato di loro. L’iniziativa è sicuramente nobile e degna di ammirazione, ma anche in questa cosa possiamo constatare come si stia intervenendo “ex post”, ovvero curando un male che già è presente nella società.

I governi nazionali invece di chiudersi gli occhi e fingere che tutto stia andando nel migliore dei modi possibile, usino politiche di prevenzione e non arrivino sempre alla fine quando i problemi sono belli che consolidati e difficili da risolvere. Queste giornate devono proprio servire a farci comprendere l’importanza di un intervento preventivo, in quanto la prevenzione è meno dispendiosa e portatrice di un maggior successo rispetto ad una cura che giunge in seguito a un male già presente.

La pubblicità è l’anima del commercio

Il subconscio è il bersaglio del bombardamento di messaggi subliminali che ci arrivano da tutti gli angoli e che mirano a manipolare il nostro comportamento attraverso gli “istinti” dell’uomo come quello di sopravvivenza, il sesso, l’avidità, l’accettazione sociale, la sicurezza e la territorialità.

“Subliminale” significa sotto la soglia, poiché i messaggi vengono comunicati a un livello che la mente cosciente non registra, ma il subconscio certamente si.
Il subconscio vede tutto mentre il conscio nota solo una frazione di ciò che passa attraverso gli occhi, in parte modificandolo. La pubblicità subliminale è stata svelata negli anni Cinquanta, quando venne scoperto che alcuni annunci pubblicitari trasmessi dalla televisione o al cinema contenevano immagini che stimolavano il desiderio di un prodotto particolare.
Tali immagini duravano una frazione di secondo e non venivano percepite a livello conscio. La conoscenza della programmazione subliminale risale all’antichità, a studiosi come Platone e Aristotele, che parlano di questo fenomeno di cui si sono occupati più di 500 studi scientifici.

Dopo questa spiegazione molto tecnica passo ad alcuni esempi, servendomi di pubblicità che sono molto conosciute e famose.

Pensiamo alla pubblicità dello yogurt Muller, il cui celeberrimo slogan è: “Fate l’amore con il sapore”, contemporaneamente sullo schermo vediamo apparire una ragazza seminuda, coperta solo da della frutta. Questo rappresenta una chiara allusione alla sfera sessuale e ai piaceri che da essa possono derivare. In relazione a tale argomento possiamo ricordare la pubblicità in cui compariva Rocco Siffredi e che destò tanto scalpore, poiché lo slogan era: “La patatina tira”.

I messaggi subliminali trasmessi dalle pubblicità possono essere anche di altro genere, possiamo ad esempio citare lo slogan “Dove c’è barilla c’è casa”, il quale chiaramente fa immaginare un contesto sereno e famigliare e quindi richiama alla mente dello spettatore quelle immagini legate alla sua infanzia, di una famiglia seduta a tavola che condivide un piatto povero, quale è la pasta. Sempre legata al concetto di famiglia e di serenità non possiamo non citare la pubblicità del “Mulino Bianco, un mondo buono”. Essa illude lo spettatore che comprando quei prodotti entrerà a far parte di un nuovo contesto.

Conclusioni

Quindi bisogna stare in guardia, poiché tra ciò che vediamo, ciò che percepiamo e ciò che realmente viene immagazzinato dal nostro cervello c’è una grande differenza. Non facciamoci condizionare l’esistenza dalle pubblicità e dai modelli che ci vengono proposti, ma da ciò che ogni giorno viviamo sulla nostra pelle.