Ma sarà vero che ogni giorno migliaia di uomini, donne e bambini muoiono di fame in tutto il mondo ? No, poiché i paesi colpiti da queste carestie sono i cosiddetti “paesi sottosviluppati”o “paesi del terzo mondo”: Africa, America Latina e molte zone dell’Asia sud orientale (basti pensare all’India). Alcuni di questi Paesi possiedono delle risorse minerarie enormi, possiamo citare a titolo esemplificativo i grandi giacimenti petroliferi della Nigeria, eppure queste non permettono ai loro abitanti di vivere in condizioni decorose. In Africa il 60% della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno e i miseri investimenti fatti da parte dei governi del posto per migliorare le condizioni igienico-sanitarie, non fanno altro che peggiorare una situazione che già di per sé è gravissima.
La crisi economica mondiale ha ulteriormente peggiorato la situazione, facendo nascere i “nuovi poveri”, persone che prima godevano di un tenore di vita medio ed ora si trovano a vivere ai limiti della sussistenza. Ecco allora che ci si inizia a render conto che quelli che per anni sono apparsi problemi lontani, dall’altra parte del mondo, problemi con cui l’Italia e con lei i paesi sviluppati non si trovavano a far fronte dal tempo della Seconda Guerra Mondiale, possono essere molto vicini e colpire chi ci sta più vicino.
Nel corso del tempo le nazioni con un maggiore PIL hanno lanciato tante campagne di raccolta fondi per sanare i problemi che affliggono i paesi del terzo mondo, ma la malnutrizione, o peggio ancora, l’assenza di nutrizione sono dei problemi mai stati risolti. Ma ad oggi queste campagne, oltre ad aiutare i paesi sottosviluppati, dovrebbero aiutare anche quelli sviluppati, che giorno dopo giorno vedono aumentare i loro “nuovi poveri”.
C’è bisogno di curare i mali del proprio paese prima di intervenire altrove. Questo è il motivo per cui nascono le giornate di “colletta alimentare”, dove migliaia di volontari in tutti i supermercati d’Italia invitano i clienti a mettere in un sacchetto qualche prodotto da destinare a chi è meno fortunato di loro. L’iniziativa è sicuramente nobile e degna di ammirazione, ma anche in questa cosa possiamo constatare come si stia intervenendo “ex post”, ovvero curando un male che già è presente nella società.
I governi nazionali invece di chiudersi gli occhi e fingere che tutto stia andando nel migliore dei modi possibile, usino politiche di prevenzione e non arrivino sempre alla fine quando i problemi sono belli che consolidati e difficili da risolvere. Queste giornate devono proprio servire a farci comprendere l’importanza di un intervento preventivo, in quanto la prevenzione è meno dispendiosa e portatrice di un maggior successo rispetto ad una cura che giunge in seguito a un male già presente.